Poco da dire, 1172 denunce di
incidenti mortali nel 2015, sono un dato diffuso da INAL che lascia poco
ottimismo; soprattutto se segna + 16% rispetto all’anno precedente.
Cosa significa? Tutti si
dichiarano indignati, nei giornali come nelle TV, leggendo, nero su bianco, la
nuda e cruda statistica; i commenti sono lapidari: si passa dalla perentoria “situazione
inaccettabile”, alla più mite “situazione non più sostenibile”, fino alla più
possibilista “situazione oggettivamente difficile”.
Mi sembra che più di dipingere un
quadro, sarebbe meglio calarsi nella realtà e descrivere il luogo in cui ci
troviamo; un vero e proprio vicolo
cieco! A me pare che ogni anello della sicurezza si limiti a svolgere il
compitino: il legislatore continua a proporre normative e leggi, che si
adeguano alle direttive europee, senza considerare la realtà del Paese in cui si
trova, le norme sono scollegate, se possiamo dire, dalla realtà; i Responsabili
Sicurezza (ASPP, RSPP) sono concentrati a far pervenire montagne di carta al Datore
di Lavoro, con milioni di procedure e documenti volti a rasserenare il loro operato,
volgendo le spalle alle difficoltà dei lavoratori nel mettere in pratica
procedure e comportamenti messi per iscritto. Il Datore Di Lavoro cerca rassicurazione
dai Responsabili che le “carte” siano a norma, impartendo poi ai lavoratori ordini
contrastanti in cui la velocità e la produzione sono l’unico aspetto da
valutare durante l’attività. Quindi? Ecco il vicolo cieco, basta andare avanti
così, se la strada è chiusa inutile andare avanti comunque, la cosa migliore è
tornare indietro e riprendere i concetti base dell’organizzazione della
sicurezza aziendale.
Indietro dove? Beh, direi al 1931,
ai tempi di Herbert William Heinrich, quando
venne teorizzato il triangolo degli infortuni; questo tecnico-assicuratore ci
aveva detto che, osservando i numeri e i comportamenti in azienda, ogni morto sul
lavoro portava dentro di sé circa 300.000 comportamenti pericolosi. Investendo
tempo e denaro sulla gestione e comunicazione dei “quasi incidenti”, si possono
ridurre moltissimo il numero degli incidenti mortali. Dalla statistica dell’INAIL
appena riportata dobbiamo, purtroppo, desumere, che le aziende degli incidenti
mancati non solo non se ne occupano più (alcune non se sono neanche mai
occupate), ma hanno aumentato notevolmente il numero dei comportamenti “pericolosi”,
istillando una nuova cultura dell’insicurezza. Non solo abbiamo un aumento di comportamenti
pericolosi, ma probabilmente tali comportamenti si sono diffusi anche su
aziende che prima erano più attente su questo tema. E’ come la dieta: dimagrire
è molto difficile ed impegnativo, ingrassare invece diventa un’operazione di
cui nemmeno ci rendiamo conto. Stessa cosa per la sicurezza: le scorciatoie
lavorative e comportamenti sbagliati sono a volte inconsapevoli, mentre
modalità operative in favore di sicurezza sono più faticose da “acquisire”. Disimparare
è molto più semplice e veloce.
Dove imparare la piramide di Heinrich?
Beh a scuola, alle elementari. Comportamenti sbagliati li attuiamo tutti in
tutte le attività che facciamo e a tutte le età; se tale concetto viene
spiegato a scuola quando si è bambini forse domani avremmo un esercito di adulti
che saranno più sensibili su questi aspetti che riguardano la vita e non il
lavoro!!
Evoluzioni sul triangolo degli infortuni sono avvenute
negli anni ’90 da parte dello psicologo James Reason, con la teoria del
formaggio svizzero e lo studio sugli errori umani. La metafora usata da Reason
è quella di idealizzare delle fette di formaggio con i buchi una davanti all’altro (rappresentanti i livelli di sicurezza aziendale), far scoccare una freccia
ideale (magari a forma di fonzies), e se questa incontra tutti buchi, non verrà
ostacolata nel suo passaggio e uscirà fuori all’esterno, portando con sé un
incidente mortale. I buchi sono distribuiti casualmente e rappresentano le
falle del sistema di sicurezza o comportamenti pericolosi dei lavoratori; se i
buchi cominciano ad aumentare esponenzialmente è più facile trovare cadaveri lungo
il percorso aziendale. Dove si usano queste analisi? Negli ospedali o strutture
sanitarie; quando il rischio si sposta sugli utenti o sui potenziali clienti di
una azienda, i Datori di Lavoro sono sensibili verso questi temi, perché tali
comportamenti “sicuri” sono un valore per l’azienda. Il Benessere e la
sicurezza dei propri lavoratori invece, viene sempre visto come un obbligo, sembra
che non sia un valore in sé, diventa sinonimo di sperpero di denaro senza
motivo reale. Inoltre la regola del “Fai quello che ti dico io”, diventa il
modo migliore per aumentare sempre di più la base della Piramide, aumentando il
numero di croci che ostacolano la strada della sicurezza
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